L’intervista a Maurizio Romanoni: autore del libro “Sulle orme di Buck” – VIDEO

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By Davide

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L’intervista a Maurizio Romanoni, autore del libro “Sulle orme di Buck – Alla ricerca del rapporto ideale uomo-cane. Da sempre si definisce “Uomo dei cani”. Ci parla del suo romanzo e della sua vita privata assieme ai cani.

Intervista Maurizio Romanoni
Maurizio Romanoni abbraccia un cane (Facebook)

Come nasce un rapporto tra uomo e cane? Ma più che altro si può raggiungere un rapporto tale da definirlo ideale. La nostra redazione ha intervistato Maurizio Romanoni, addestratore e autore del libro “Sulle orme di Buck – Alla ricerca del rapporto ideale uomo-cane”. Maurizio, però, preferisce essere chiamato “Uomo dei cani” e nel corso dell’intervista scoprirete il perché. Un amore immenso il suo, per il mondo canino. Un amore che lo ha portato a sperimentare varie discipline, sempre accompagnato dai suoi fedeli amici a quattro zampe. Il libro è un racconto profondo, a tratti anche duro, ove Maurizio non si risparmia mai, mettendo a nudo le sue emozioni.

Maurizio Romanoni e quella ricerca, continua, del rapporto ideale fra uomo e cane

Intervista Maurizio Romanoni
Maurizio Romanoni in un momento dolce con un cane (Facebook)

Davide: Chi è Maurizio Romanoni e perché ha scelto di scrivere questo libro?

Maurizio: Chi scrive è ciò che resta di un bimbo difficile, timido e introverso – il termine bullizzato allora non esisteva – che nella scrittura ha trovato uno spazio per sé, ben prima di divenire luogo da condividere con altri. Il libro non sarebbe mai nato se non ci fossero stati questi spazi di confessione in cui il cane è divenuto una sorta di catalizzatore perché i pensieri sparsi si mettessero insieme e ne chiamassero altri.
È nato dunque come spazio di confessione. Pubblicazione e distribuzione non erano contemplati. In una vita professionalmente vissuta a scrivere per altri, uno spazio di intimità si imponeva.

Davide: Il tuo amore è iniziato con un esemplare di cane femmina, ha condizionato il tuo percorso in termini di aspettative iniziali?

Maurizio: È stata una splendida femmina, il mio primo vero Buck “in gonnella”. Casualità, direi. Avrebbe potuto essere un maschio, chissà. Certo il cane femmina forse è riuscito un poco di più a toccare l’animo di quel bambino introverso.
E poi, in fondo, penso che nel Buck odierno ci sia tanto di femminile in termini di sensibilità. A volte mi ricorda un po’ un bimbo bullizzato. Vedi? Tutto mi sembra ritorni.

Davide: Una vita “spesa” assieme ai cani è una vita che cambia la prospettiva sul mondo odierno e passato?

Maurizio: I cani sono uno specchio se li sai guardare. Forse gli animali in genere. A me è capitato di incontrare i cani. Uno specchio in cui vedi gli altri, il mondo, ma soprattutto te stesso.
Buck, l’incontro con lui nella mia sgualcita antologia della scuola è stato una sorta di “sliding doors”, ricordi il film? Chissà chi sarei oggi, se non lo avessi incontrato. Me lo chiedo spesso. Direi che è una domanda che mi pongo un po’ ossessivamente, alla quale penso non ci sia risposta.

Davide: Cos’è per te l’addestramento, in tutte le varie forme che hai sperimentato? E perché l’obedience rimane una terra “nascosta” e presa in considerazione dai più empatici?

Maurizio: Per rispondere sull’addestramento e sull’obedience in particolare, forse mi ci vorrebbero tre tomi …
In sintesi, addestrare bene un cane, lavorare con lui, significa costruire, creare un legame, crescere insieme. Chiedere e dare. Anche in amicizia si chiede e si dà. Diversamente tutto diventa tiepido, per me, senza senso.
L’obedience è tutto ciò elevato all’ennesima potenza. Più di tutte le altre discipline si regge sul rapporto. Gli esercizi sono algidi schemi, che prendono vita grazie al rapporto intensissimo uomo cane. È un discorso complesso, lo so.

Davide: Chiudi il libro con un racconto molto personale. Hai trovato il tuo rapporto ideale uomo-cane? 

Maurizio: Nel “Vecchio mulino” ci sono molte parti del mio mondo, forse quasi tutte. Il mio provincialismo, il Ticino, quei vecchi mattoni. Ecco, questo mondo incontra il cane e si fonde con lui.
Sì, penso di averlo trovato. Tuttavia sento questo rapporto come un cammino che percorre sempre vie nuove e si arricchisce, non è mai una meta.
E poi ci sono i miei allievi, i loro cani, i cuccioli che arrivano. Sono rivoli d’acqua, ruscelli, fiumi che vanno a incrementare il grande fiume, il rapporto uomo-cane. Forse lo si può leggere come una metafora della vita, non credi?

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