Parroco rimprovera non vedente per aver portato il cane guida in chiesa

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By lotta75

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Cane del non vedente

Non vedente a messa con il cane guida rimproverato dal parroco

Una storia piuttosto imbarazzante accaduta a Sesti San Giovanni dove il parroco della chiesa Santo Stefano avrebbe duramente ripreso un giovane ragazzo non vedente per la presenza del suo cane guida in Chiesa.

Secondo la ricostruzione dei fatti, il giovane uomo Francesco Gnech si è recato a messa, qualche giorno prima di Natale, con il suo cane, un labrador di nome Pepe. Quello che è accaduto dopo è stato raccontato in un post pubblicato sulla pagina “Sesto S.G. Segnalazioni.

“Per essere pronto ad uscire nel caso Pepe dovesse disturbare la funzione, cosa che può capitare in ragione di vari eventi quali grande affollamento o presenza, non infrequente, di bambini che corrono qua e là inseguiti dai genitori”, racconta il non vedente. Purtroppo, al momento dell’Eucaristia quando il non vedente si è incanalato nella fila, il cane si è agitato e ha abbaiato, ma è stato subito ripreso dal padrone.

Nonostante ciò, alla fine della funzione, il parroco ha voluto parlare con il non vedente.

“Senti, il cane qua dentro non va per niente bene. Un conto se stesse tranquillo ma, se disturba la funzione non puoi portarlo dentro. Sai gli anziani si spaventano. Devi lasciarlo fuori! Qualcuno ti accompagnerà dentro ma lui deve stare fuori”. Ricorda Francesco che avrebbe controbattuto ed è andato via dopo una discussione.

Nel commento pubblicato su Facebook il non vedente ha commento che “purtroppo vi sono Sacerdoti che non hanno nemmeno la minima consapevolezza del Ministero che hanno liberamente scelto di svolgere. Per fortuna, però, non sono tutti così”.

Dal canto suo, il parroco intervistato dai media locali avrebbe respinto la ricostruzione del giovane, sostenendo di non aver nulla contro la presenza dei cani durante la messa, confermando tuttavia di essersi lamentato per il comportamento dell’animale.

“Non ho mai detto di lasciare il cane fuori dalla chiesa, ma di non portarlo in mezzo alla navata”.

Una delle ennesime storie di discriminazione. Quello che potremmo aspettarci è forse maggiore compassione, la sensibilizzazione al riguardo e un insegnamento ai fedeli. Anziché accogliere le lamentele forse sarebbe più giusto parlare e condividere con loro lo straordinario ruolo di quell’animale nella vita del giovane non vedente. Invece, come sempre, si preferisce la via più breve, quella più facile, che si allinea con il pensiero comune.

C.D.

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