Il sindaco di Bacoli contro il circo con animali: la notizia che ha fatto il giro del web e che riaccende la polemica degli animalisti.
A Bacoli, piccolo comune italiano della città metropolitana di Napoli in Campania, l’arrivo del circo per le festività natalizie ha acceso un dibattito, animato dal sindaco e dai cittadini. Il benessere degli animali, che vengono fatti esibire durante gli spettacoli circensi, ha infatti animato una diatriba sull’opportunità o meno di ospitare a Bacoli i tendoni. Il caso del comune dell’area flegrea guidato dal sindaco Josi Gerardo Della Ragione ha riacceso così i riflettori sul tema della presenza degli animali nei circhi e sul potere dei primi cittadini nel contrastare questa pratica.
La vicenda nasce da una presa di posizione comunicata via social dal primo cittadino. Al centro della contesa c’è l’arrivo in provincia di Napoli di un importante circo, pubblicizzato come un “colosso con 100 animali”. La reazione dell’amministrazione non si è fatta attendere, puntando il dito non solo sulla natura dello spettacolo, ma anche sulle modalità con cui quest’ultimo ha cercato di farsi strada nel tessuto urbano: l’affissione abusiva.
Il sindaco Della Ragione ha trasformato una violazione del codice stradale e dei regolamenti comunali in un’azione di militanza politica e ambientale. Di fronte ai manifesti apparsi “selvaggiamente” per le strade di Bacoli, la risposta è stata duplice: la rimozione immediata da parte della Polizia Municipale e l’erogazione di multe salate. A rendere ancora più particolare la vicenda è la destinazione dei proventi di queste sanzioni. Il sindaco ha infatti annunciato che i fondi derivanti dalle multe pagate dal circo saranno utilizzati per finanziare il benessere degli animali del territorio, in particolare per l’assistenza ai cani randagi.
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Un cortocircuito simbolico potente: il denaro di chi “spettacolarizza la sofferenza” (usando le parole di Della Ragione) finisce per curare chi soffre per strada. Questa decisione nasce anche dal fatto che il circo arrivato a Bacoli è stato nemmeno un mese fa protagonista di una tragedia avvenuta a Sant’Anastasia, dove un giovane artista ha perso la vita durante il pericoloso numero del “globo della morte”. Un evento che ha esacerbato gli animi, legando indissolubilmente il concetto di “circo con animali” a quello di un pericolo non solo animale, ma anche di sicurezza e dignità del lavoro.
Nonostante il forte consenso popolare che accompagna queste decisioni, la realtà giuridica è decisamente più complessa. Per quanto un sindaco possa essere mosso da nobili intenti etici, non possiede allo stato attuale il potere legale di vietare l’attendamento di un circo solo perché questo utilizza animali. Come chiarito dall’avvocata Giada Bernardi, fondatrice di GiustiziAnimale, i sindaci che emettono ordinanze di divieto assoluto si scontrano quasi sistematicamente con i tribunali amministrativi (TAR). La giurisprudenza italiana è chiara: il circo è un’attività riconosciuta e tutelata dallo Stato come funzione sociale (Legge n. 337 del 1968).
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Impedire fisicamente a una carovana di sostare su un territorio pubblico è considerato, quindi, un eccesso di potere. Tuttavia, esistono delle “armi” legali che i Comuni possono impugnare per disincentivare i circhi. In primis ci sono i regolamenti sul benessere animale, che permettono al Comune di imporre standard alti per la detenzione degli animali (spazi minimi, igiene, assistenza veterinaria costante). Ci sono poi i controlli da parte della polizia municipale e delle ASL, che possono effettuare ispezioni minuziose e in caso di inosservanze dei regolamenti disporre la sospensione degli spettacoli per motivi tecnici e sanitari. Il vero nodo della questione risiede a livello nazionale.
L’Italia sta attraversando un lento processo di transizione verso il cosiddetto “circo senza animali”. La Legge Delega del 2022 sullo spettacolo ha sancito ufficialmente l’orientamento dello Stato verso il superamento dell’uso degli animali nelle attività circensi e negli spettacoli viaggianti. Si tratta di un traguardo storico che allineerebbe l’Italia a molti altri paesi europei. Tuttavia, la sua applicazione pratica è rimasta imbrigliata in una serie di rinvii e decreti attuativi mai pienamente operativi. Finché questo processo non giungerà a compimento, i sindaci si troveranno sempre sospesi tra la spinta dell’opinione pubblica sensibile al tema dei diritti degli animali, e la normativa nazionale che ancora protegge l’impianto tradizionale del circo.
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Il messaggio che arriva dai piccoli comuni è chiaro: l’intrattenimento del futuro non può passare per la sofferenza degli animali. La resistenza di sindaci come Della Ragione è il segnale di un cambiamento culturale profondo. L’idea di un intrattenimento basato sulla coercizione di specie esotiche o domestiche è percepita da una larga fetta di popolazione come ormai relegata al passato. Il successo di realtà come il Cirque du Soleil dimostra che la magia del circo risiede invece oggi nell’atletismo, nella scenografia e nella narrazione umana, non necessariamente nella presenza di elefanti o tigri. Il “modello Bacoli”, pur muovendosi tra le pieghe dei regolamenti sulle affissioni, traccia una linea: la città non accoglie chi non rispetta l’etica del territorio. (di Elisabetta Guglielmi)
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