Aree protette, LAV ed ENPA in guerra contro il Senato

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By Antonio Papa

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Giunge notizia di un controverso disegno di legge che il Senato avrebbe approvato ieri relativamente alle aree protette, tra i fattori principali della difesa di ambiente ed animali negli ultimi anni e che ha consentito all’Italia di riuscire a tutelare quello che è il proprio patrimonio faunistico e floreale. ENPA e LAV, in una nota congiunta, fanno sapere relativamente a quanto votato ieri in aula del Senato:

“E’ una giornata orribile quella di oggi, che vede lo smantellamento nell’aula del Senato della legge quadro n.394 del 1991 sulle aree protette, uno dei capisaldi della normativa nazionale in materia di ambiente, una legge che tanto ha dato a questo Paese non solo per la conservazione del patrimonio naturale, ma per un’economia forte e “verde” e per la crescita culturale degli italia”.

“Quella che si impone in queste ore a Palazzo Madama, ad opera del Relatore Caleo del Partito Democratico, non è una riforma, ma una controriforma, basata su una visione speculativa dei parchi attraverso le royalties, vale a dire l’imposizione del ricatto dello sfruttamento economico delle proprie stesse risorse naturali, una mercificazione dei nostri beni più preziosi davvero inaccettabile”.

“Faremo di tutto per fermare questa controriforma nel suo passaggio alla Camera dei Deputati. Un impegno che assumiamo nei confronti dell’opinione pubblica e soprattutto nei confronti di tanti esseri viventi che solo nei parchi trovano l’ultima frontiera per la loro salvezza” concludono le associazioni animaliste”.

Le due associazioni animaliste si sono espresse in maniera negativa nei confronti del controllo degli animali selvatici, che a conti fatti sarebbe come consentire la caccia lungo tutto l’anno, visto che li espone alle fucilate indiscriminate anche nei parchi dove dovrebbero trovare rifugio. Non ci sarebbe alcun controllo da parte di chi intenderebbe sparare ed anche le specie più rare rischiano grosso, senza alcuna protezione garantita. Per ENPA e LAV si tratta di un enorme passo indietro rispetto a quanto la Legge 394 dovrebbe assicurare.

 

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