Come addestrare un pappagallo in 5 semplici passaggi

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By Francesca Ciardiello

Polli e volatili

Un pappagallo da allevare in casa? In poche semplici mosse scoprirai come è semplice addestrarli e farli diventare dei perfetti volatili domestici.

Pappagallo
Pappagallo: come educarlo a diventare un volatile domestico

Siamo abituati a vederli nei loro colorati habitat tropicali eppure oggi non è così insolito trovare qualche esemplare di pappagallo in un’abitazione di città. Come è possibile? Basta armarsi di un po’ di pazienza e seguire i nostri consigli per avere in casa un fedele uccello domestico. Con amore e dedizione si riuscirà ad instaurare un rapporto autentico di amicizia con un fedele animale domestico, di certo diverso dal comune.

Il pappagallo: cosa occorre per addestrarlo

Innanzitutto consideriamo che il pappagallo è estremamente intelligente e può annoiarsi facilmente: quindi servirà dedicargli del tempo per stimolarlo e rendere il suo apprendimento mai ripetitivo. Se notiamo in lui uno stato di apatia e insofferenza è meglio contattare il veterinario per evitare il rischio di psittacosi. Se invece è solo questione di noia, armiamoci di pazienza e partiamo! I risultati si vedranno, seppur in tempi e modalità differenti: non servirà iniziare nessuna gara ma dargli il tempo che gli occorre. Oltre alla pazienza servirà anche approcciarsi con gentilezza a questo tipo di volatili, renderli partecipi della propria giornata e stimolarli a interloquire con noi.

Anche il luogo delle ‘lezioni’ deve essere tranquillo e sereno, per evitare di stressare l’animale. Almeno per i primi tempi, quando dovrà ancora ambientarsi evitiamo luoghi troppo affollati e bambini che potrebbero trattarlo come un peluche e non come un volatile (pensiamo ai pappagallini ondulati, spesso ‘torturati’ dai piccoli umani) L’illuminazione è altrettanto importante: basterà fare in modo da illuminare il luogo con luce naturale, ma senza interferenze esterne come rumori di traffico e altre distrazioni.

Non serve stressare il pappagallo ma rivolgergli qualche domanda, magari accompagnando ogni sua risposta a qualche snack, come un pezzo di frutta o verdura, insomma un rinforzo positivo che rientri nella sua alimentazione. In questo modo il volatile ci proverà gusto a rispondere alle nostre domande oppure ai nostri stimoli: uno di essi può essere ad esempio salutarlo appena rientrati a casa dopo una lunga giornata. Anche il tono della voce deve essere accomodante e basso, altrimenti l’animale potrebbe spaventarsi e non fidarsi più di noi.

Infine non perdere mai la costanza nell’addestramento: basteranno pochi minuti al giorno, giusto per allenare il volatile a rispondere alle nostre domande. Possibilmente scegliere sempre lo stesso momento della giornata e dargli una certa regolarità: ij questo modo il pappagallo saprà quando arriva il momento da trascorrere in compagnia del suo padrone.

Come addestrare il pappagallo in 5 mosse

Prima di iniziare la sessione di addestramento è importante far uscire il pappagallo dalla propria gabbia e introdurlo in un ambiente nuovo, diverso dal solito, ma sempre silenzioso e privo di distrazioni: il posto a lui non familiare lo metterà in soggezione e più attento alle parole del suo padrone. Sebbene siano animali molto intelligenti i loro momenti di attenzione durano poco: quindi è bene approfittarne!

1) Scegliere il momento giusto

Se abbiamo appena adottato un pappagallo, lasciamogli il tempo di ambientarsi alla sua nuova casa: è bene aspettare almeno 20-25 giorni prima di provare a toccarlo. Il pappagallo dovrà essere certo che le intenzioni del padrone sono del tutto positive e che può fidarsi di lui. Insomma fai in modo che il volatile possa osservare il padrone di casa e tutte le sue abitudini. Per quanto riguarda le sessioni di allenamento invece molto dipenderà dalla nostra disponibilità di orario: l’ideale sarebbe addestrarlo dopo mangiato. Come quando ci si trova ad educare un cucciolo di cane, anche il pappagallo a stomaco pieno sarà ben felice di ascoltarci e prestare attenzione alle parole a lui rivolte.

2) Abbondare con i complimenti

I pappagalli amano essere adulati, quindi mostrarsi contenti dei loro progressi darà di certo una carica in più per continuare ad ascoltarci. Eppure a volte le sole parole non bastano: anche una piccola ricompensa di cibo non guasterà. Inoltre identificare in colui che lo addestra anche la persona che gli dà del cibo non può che migliorare il rapporto di fiducia.

3) Rispettare i suoi tempi

Il pappagallo ha i suoi tempi di apprendimento che devono essere rispettati: avere fretta o stressarli perché i risultati sembrano ancora lontani non farà altro che ottenere l’effetto contrario. Punirlo poi potrebbe essere addirittura dannoso: il pappagallo potrebbe perdere fiducia in noi e avvertire la nostra presenza come stressante. Quindi è bene dargli il giusto tempo per imparare a seguire i comandi, senza inutili punizioni o rinforzi negativi: i pappagalli riuscirebbero a comprenderle.

4) Procedere a piccoli passi

La costanza e la routine dell’allenamento sono imprescindibili, ma è altrettanto importante procedere gradualmente e iniziare con comandi semplici. I primi ‘ordini’ devono essere legati ai suoi movimenti: invitiamolo a sedersi o ad alzarsi. E’ utile anche adottare alcune parole per indicare dei comandi che saranno solo ‘vostri’. Se notiamo nel volatile noia o disinteresse riproviamoci il giorno dopo.

5) Avvicinarsi alla gabbia

Nel primo comando abbiamo detto di tirare fuori il pappagallo dalla gabbia per fare in modo che si senta più a suo agio. Ma l’obiettivo è quello di tornare nella gabbia, che è poi ‘ambiente dove vivrà per la maggior parte del tempo. Anche questa sarà questione di abitudine: man mano che andrà avanti nell’allenamento gli verrà naturale avvicinarsi alla sua gabbia, fino a seguire i comandi direttamente dal suo habitat domestico.

E per insegnargli a parlare?

Con altrettanta pazienza e costanza il pappagallo sarà perfettamente in grado anche di parlare e interloquire con il suo padrone. basterà ‘lanciargli’ qualche piccolo stimolo: un saluto, chiamarlo con il suo nome oppure coinvolgerlo di tanto in tanto in un discorso, quasi a voler ottenere una risposta. Anche la musica può essere di aiuto: non quella della radio, che soprattutto all’inizio potrebbe essere solo fonte di distrazione. Cantiamo una canzone…magari un giorno potrà unirsi a noi nel canto!

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F.C.

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