Linfoma canino: che cos’è, quali sono i sintomi, qual è la cura più efficace

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By Antonio Scaramozza

Salute dei Cani

Il linfoma canino è una delle neoplasie più frequenti nei nostri amici a quattro zampe: ecco cosa c’è da sapere a riguardo.

Linfoma canino
(Foto Adobe Stock)

Nei paesi occidentali il cancro è una delle prime cause di morte per l’essere umano; la patologia, come noto, non risparmia nemmeno i nostri amati amici a quattro zampe. Il linfoma canino è uno dei più frequenti nel migliore amico dell’uomo: in questo articolo scopriremo quali sono i sintomi principali, qual è il rimedio terapeutico più efficace, e quali sono le aspettative di vita.

Che cos’è

Il linfoma canino è un tumore, che cagiona la proliferazione maligna dei linfociti, cellule del sistema linfoide dell’organismo dell’animale. Si tratta di una una delle forme di neoplasia più frequenti nel cane, e la cui causa è ancora sconosciuta.

cane dal veterinario
(Foto Pinterest)

Alcune razze sembrano più predisposte di altre all’insorgenza della malattia, come il San Bernardo, il Rottweiler ed il Boxer. Non si escludono fattori non congeniti, come l’esposizione al fumo passivo, a prodotti chimici, a campi magnetici; tuttavia non vi sono ancora certezze a riguardo.

Il tumore colpisce in media gli individui (senza particolari differenze di genere) compresi nella fascia di età che va dai 5 agli 11 anni. Si distinguono diverse tipologie di linfoma canino:

  • Multicentrico: è la forma di linfoma canino più frequente, che si manifesta con l’ingrossamento dei linfonodi, che al tatto non provocano dolore all’animale;
  • Mediastinico: il cancro colpisce i tessuti all’interno della cavità toracica, potendo cagionare anche dispnea nel cane;
  • Gastrointestinale: in questo caso la neoplasia aggredisce lo stomaco o l’intestino del cane; anche milza e fegato possono essere interessati dalla patologia;
  • Extranodale: è la forma più rara di linfoma canino, che inizialmente insorge in un singolo organo (come l’occhio) salvo potersi espandere laddove non si intervenga con tempestività.

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I sintomi

La gamma dei segni clinici che il cane affetto da linfoma può mostrare sono molteplici, e variano a seconda della tipologia di linfoma e dell’organo aggredito. Spesso si tratta di sintomi riconducibili anche ad altre malattie, e non facilmente associabili alla neoplasia.

Cane con piastrine basse
(Foto Pixabay)

Come detto, uno dei sintomi più evidenti sono i linfonodi ingrossati. Può capitare, nell’atto di accarezzare il cane, di accorgersi della loro presenza, la quale deve subito far scattare l’allarme. Non inganni il fatto che, di norma, il cane non prova dolore al tatto.

Altri tipici segni clinici sono:

  • letargia
  • febbre
  • vomito
  • diarrea
  • disidratazione
  • tosse
  • dispnea
  • polidipsia
  • poliuria
  • difficoltà di deglutizione (soprattutto se i linfonodi si trovano sotto la mascella)
  • inappetenza
  • salivazione eccessiva
  • perdita di peso
  • sangue nella feci

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Il trattamento terapeutico

In presenza dei suddetti sintomi è necessario recarsi immediatamente dal proprio veterinario di fiducia. La tempestività dell’intervento medico è fondamentale per la sopravvivenza del cane.

controllo addome del cane
(Foto Adobe Stock)

L’approccio terapeutico varierà a seconda della tipologia di linfoma canino, dello stadio raggiunto dalla patologia, dall’età e dallo stato di salute complessivo dell’animale; la chemioterapia costituisce quello predefinito, in quanto nella maggior parte dei casi le cellule linfatiche maligne sono distribuite in tutto l’organismo. Essa consente di ottenere la remissione completa del cancro.

Per questo l’approccio chirurgico ha applicazione residuale, limitata alle sole ipotesi in cui la neoplasia sia diagnosticata nelle fasi iniziali, e sia ancora confinata in un solo organo. La radioterapia invece viene utilizzata, di norma, in sinergia con la chemioterapia, e solo per determinate forme di tumore.

Le aspettative di vita del cane variano a seconda della situazione specifica: vanno considerati gli stessi parametri da valutare per la scelta dell’approccio terapeutico più adeguato. Pertanto, data la molteplicità delle variabilità da considerare, è possibile soltanto indicare una media che va da 1 a 3 anni.

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A. S.

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