Sindrome da abbandono o separazione nel cavallo

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By Redazione

Cavalli, Salute dei Cavalli

Anche i cavalli come gli umani soffrono della sindrome da abbandono la cui manifestazione più evidente è la difficoltà ad essere gestiti

Sindrome abbandono cavallo (foto Pixabay)
Sindrome abbandono cavallo (foto Pixabay)

I cavalli sono animali particolarmente docili e affettuosi, sono esseri sociali che stanno bene in branco e non da soli e possono soffrire moltissimo l’allontanamento dal loro gruppo d’origine se posti i questa situazione che si verifica con la doma o la vendita.

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Che cos’è la sindrome dell’abbandono

Puledro con la mamma (foto Pixabay)
Puledro con la mamma (foto Pixabay)

Nel mondo equestre è consuetudine che i puledri vengono separati il più presto possibile dalla madre. Si cerca sempre di rispettare il consueto periodo di svezzamento per cui il cavallo è separato quando ha all’incirca 6-7 mesi. Ci sono tanti motivi per cui viene imposta questa separazione, tra cui i più comuni sono: l’esigenza della doma, la vendita oppure abitudini tramandate. La crescita del cavallo – che finisce a 6 anni ma in alcune razze può arrivare anche fino a 7-8 anni – è fondamentale per capire quando è il momento giusto per cominciare la doma dell’animale.

Tutti questi motivi non tengono conto della natura del cavallo e delle sue esigenze psico-emotive ma sono solo esigenze umane legate alla compravendita o a ritorni personali.

Gli allevatori spiegano che il puledro generalmente si stacca dalla madre tra il primo anno (primi istinti sessuali) ed il secondo (maturità sessuale), quindi ben più tardi rispetto a ciò che avviene negli allevamenti. Ovviamente diversa la situazione per i cavalli maschi che possono lasciare volontariamente il branco oppure possono esserne allontanati dallo stallone; le cavalle femmine invece stanno all’interno del gruppo e mantengono un forte legame con la madre.

Durante questi primi anni dei puledri, all’interno del branco tutti i cavalli più grandi cooperano per la loro difesa, per trasmettere così un senso di protezione costante e poter maturare consapevolezza di sé e potersi in seguito proteggere da soli, esattamente come funziona negli umani. Stiamo parlando quindi di un distacco lento e senza bruschi traumi, in modo che il cavallo possa crescere senza traumi mentali e fisici.

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Sindrome dell’abbandono, come si manifesta

Puledro in corsa (foto Pixabay)
Puledro in corsa (foto Pixabay)

Non tutti gli allevamenti rispettano questa tempistica di ameno 1 o 2 anni ma se anche fosse comunque il cavallo una volta separato dalla madre a dal branco fatica ad esprimere la sua naturale personalità ma sperimenta subito la doma e l’addestramento, spesso trascorrendo il resto della sua esistenza in un box; anche se poi è all’aperto in una fattoria però può trovarsi con compagni diversi da quelli con cui è nato e faticare ad instaurare un vero rapporto sociale.

La manifestazione più evidente nei cavalli è la loro difficoltà nell’essere gestiti. Questo aspetto lo si nota negli esemplari adulti quando un uomo si avvicina a loro ad esempio con una cavezza e loro tendono a scappare in preda alla paura. Atteggiamento deleterio non solo per l’animale in sé che aggrava la sua sofferenza ma anche per gli altri cavalli che stanno con lui.

Cosa fare in questi casi? Ci sono diverse soluzioni per cambiare questa abitudine che può diventare un vero e proprio vizio. Tuttavia, è importante capire innanzitutto il motivo: se il cavallo è timido oppure associa la cavezza a un trauma.

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Sintomatologia dell’abbandono nel cavallo

Cavalli in branco (foto Pixabay)
Cavalli in branco (foto Pixabay)

La sindrome dell’abbandono può essere spesso sottovalutata e atteggiamenti di disagio nei cavalli legati a questa problematica possono essere confusi con personalità irrequieta dell’animale oppure ingestibile e cattivo.

Questa dolorosa situazione può manifestarsi con diverse sintomatologie tra loro più o meno correlate:

  • Agitazione non giustificata
  • Aumento dell’attività motoria soprattutto lungo il box o la recinzione in cui si trova
  • Tendenza a non bere o mangiare quando è lasciato solo
  • Il cavallo nitrisce con maggiore frequenza in particolare quando sosta verso l’esterno del paddock
  • Aumento della defecazione

Come risolvere la situazione quindi? Diversi studi hanno dimostrato che la musica riduce lo stress nei cavalli dopo aver preso in osservazione alcuni esemplari particolarmente ansiosi o con fobie e le loro reazioni alla terapia con musica. L’effetto è stato sorprendente. La musica aiuta i cavalli a rilassarsi, a ridurre il loro livello di stress e si è rivelata una terapia utile per gli esemplari più sensibili ma anche per migliorare l’efficienza di cavalli sportivi.

Ma la cosa migliore da fare è affiancare l’animale con un altro suo simile in modo che possa riacquistare serenità e possa costruire un nuovo nucleo familiare in cui riconoscersi.

Arianna Babetto

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