Piano Lupi, WWF Italia si rivolge al premier Gentiloni: “Ci ripensi!”

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By Antonio Papa

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Arriva l’ennesimo appello al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, riguardo al discusso provvedimento comunemente noto come “Piano Lupo” che prevede l’abbattimento selettivo di questo animale dopo 46 anni ininterrotti di protezione che hanno fatto si che la specie non si estinguesse nel nostro Paese.

Adesso però la politica intende cambiare le cose, ed in peggio, a detta di numerose associazioni animaliste. L’ultima in ordine di tempo a far sentire la propria voce è WWF Young, il movimento che fa capo al celebre World Wildlife Fund e che vede nei propri ranghi numerosi attivisti giovani e giovanissimi, con sede a Bologna.

In un comunicato il movimento scrive a Gentiloni: “Signor presidente, le chiediamo di non riportarci indietro di quarant’anni, al tempo del lupo cattivo delle favole. Studi internazionali dimostrano che l’uccisione di singoli esemplari, destruttura i branchi d’origine, come accade nei numerosi casi di bracconaggio e può spingere gli altri lupi ad aumentare le predazioni sugli animali domestici.

L’unica strada è quella della prevenzione dei danni, praticabile grazie ai fondi già disponibili dei Piani Sviluppo Rurale, per aiutare concretamente gli allevatori e rendere i metodi di allevamento compatibili con la presenza spontanea del lupo”.

Il WWF Young cita anche diversi esempi di Paesi non virtuosi che hanno deciso di intraprendere la controversa strada dell’abbattimento selettivo, e la cosa non ha portato agli effetti sperati: difatti questa scelta non fa altro che legalizzare il bracconaggio ed esporre i cacciatori senza scrupoli alla impunità.

La presidente di WWF Young, Donatella Bianchi, aggiunge: “L’augurio è che il Premier non avalli un simile provvedimento, anacronistico, antistorico ed antinatura. Con questa soluzione, che tale non è, non si farà altro che permettere ai cacciatori di frodo di passarla liscia, esponendo i lupi nuovamente al grave rischio di vedere decimata la propria popolazione”.

Altrove le cose vanno in tutt’altro modo, per esempio in Norvegia, dove le politiche di prevenzione sono decisamente più avanzate che in Italia.

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