Le malattie trasmesse dai topi direttamente all’uomo: le principali zoonosi

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By Raffaella Lauretta

Non solo Cani e Gatti

Le malattie trasmesse direttamente dai topi all’uomo, purtroppo sono molteplici, in questo articolo ci occuperemo delle principali, più diffuse.

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La presenza di topi nelle vicinanze di una casa o di un giardino è una preoccupazione non da poco.(Foto Pixabay)

I topi, sono portatori di parassiti gravi per la salute, perché sono affetti da una varietà di agenti patogeni che possono essere trasmessi agli esseri umani. La presenza di topi nelle vicinanze di una casa o di un giardino è una preoccupazione non da poco che in assoluto, può scatenare la paura per le malattie trasmesse dai topi e dai loro parassiti, che possono essere dannosi per la salute, senza dimenticare l’igiene.

I topi da soli costituiscono il vettore di malattie che vengono trasmesse direttamente all’uomo, sia attraverso il contatto diretto con i loro corpi sia con i loro morsi. Le malattie dei topi o ratti che siano possono anche essere trasmesse indirettamente attraverso pulci, zecche o acari contaminati.

Tutto questo appena descritto diventa molto più preoccupante nei mesi invernali e i roditori iniziano ad andare alla ricerca di luoghi asciutti, caldi e sicuri dove trascorrere l’inverno e prediligeranno le nostre case. Le malattie trasmesse dai ratti si distinguono in una delle due categorie:

  • malattie trasmesse direttamente dall’esposizione a feci, urina o morsi;
  • malattie trasmesse indirettamente da un vettore di artropodi intermedio, come pulci, zecche e acari.

Malattie trasmessibili direttamente dai topi all’uomo

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I roditori iniziano ad andare alla ricerca di luoghi asciutti, caldi e sicuri dove trascorrere l’inverno e prediligeranno le nostre case.(Foto Pixabay)

Sindrome polmonare da hantavirus

Gli Hantavirus sono presenti in tutto il mondo nei roditori selvatici, che li eliminano per tutta la vita nelle urine e nelle feci. La trasmissione si verifica fra roditori. La trasmissione agli umani avviene attraverso l’inalazione di polveri provenienti dagli escrementi dei topi.

Difficilmente, si può verificare la trasmissione tra persone. La malattia ha inizio come se fosse uno stato, la diagnosi di laboratorio di infezione da hantavirus si basa sui test sierologici e sulla PCR. La sindrome polmonare da hantavirus si manifesta come una sindrome simil-influenzale aspecifica, con insorgenza brusca di febbre, mialgie, cefalea e sintomi gastrointestinali.

Dopo 2-15 giorni (in media, 4 giorni), i pazienti sviluppano rapidamente edema polmonare acuto non cardiogeno e ipotensione. Il trattamento della sindrome polmonare di hantavirus è di supporto. Possono essere necessarie la ventilazione meccanica e un controllo meticoloso della volemia(contenuto complessivo di sangue nell’organismo) e dei valori pressori.

Leptospirosi

La leptospirosi è una malattia infettiva acuta generata da un batterio, uno spirochete del genere Leptospira. Esistono dieci diversi tipi di leptospira in grado di causare malattie negli esseri umani, infezioni che vengono in genere trasmesse da animali domestici e selvatici (i topi sono coloro che rappresentano sicuramente il pericolo maggiore).

I batteri che causano la leptospirosi si diffondono attraverso l’urina di animali infetti, che può contaminare acqua e suolo. Si tratta di microrganismi molto resistenti, in grado di sopravvivere nell’ambiente per settimane o mesi. Varie specie animali, sia selvatici che domestici, possono diventare portatori del batterio, anche se il serbatoio più importante è sicuramente rappresentato dal topo.

La trasmissione avviene attraverso il contatto tra l’urina di un animale portatore e una mucosa o una ferita dell’individuo. La malattia si rivela con la comparsa di sintomi vaghi e aspecifici come: febbre, dolori muscolari e mal di testa, dopo un tempo d’incubazione della leptospirosi, compreso tra 2 giorni e 4 settimane.

La leptospirosi viene curata con antibiotici, come doxiciclina o penicillina, che devono possibilmente essere somministrati fin dalle prime fasi della malattia. Per aiutare a prevenire la leptospirosi, si deve tentare di tenere sotto controllo i roditori (ratti, topi o altri parassiti). Evitare di nuotare in acque che potrebbero essere contaminate dall’urina di animali ed eliminare il contatto con animali potenzialmente infetti.

Febbre da morso di ratto o febbre da haverhill

La febbre da morso di ratto (RBF) con infezione da streptobacillo è una zoonosi sistemica dovuta a un batterio aerobico gram-negativo, Streptobacillus moniliformis, ed è trasmessa all’uomo attraverso i morsi e i graffi dei ratti o topi infetti. La malattia di solito viene trasmessa, oltre che attraverso i morsi dei ratti infetti,anche attraverso gerbilli, scoiattoli, ecc che ospitano lo Streptobacillus moniliformis.

Può essere trasmessa anche con l’ingestione di acqua, latte o cibo contaminati con escrementi di ratto. In questi casi la malattia contratta viene definita la febbre di Haverhill. Lo Streptobacillus moniliformis si concentra in particolare nella faringe dei ratti, ma è stato osservato anche nelle colture di sangue e negli essudati cutanei o artritici.

La diagnosi si basa sulla coltura batterica, sul profilo degli acidi grassi ricavato dalla gascromatografia liquida, sull’identificazione di anticorpi nel sangue e, in minor misura, sull’identificazione molecolare del batterio. I sintomi evidenti sono: febbre elevata (superiore ai 40 °C) è il primo segno dell’infezione (2-7 giorni dopo il morso), seguita immediatamente da brividi, cefalea, nausea e vomito.

Successivamente spuntano anche rash cutanei come chiazze sugli arti (in particolare, sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi) e, non sempre, vescicole emorragiche che tendono a desquamare sulle mani e sui piedi.

Il trattamento consigliato dagli esperti consiste nell’antibiotico, quello più efficace consiste nella somministrazione della penicillina G ai pazienti non allergici e della tetraciclina e della streptomicina ai pazienti allergici alla penicillina.

Salmonella

La Salmonella, è un genere di batterio responsabile di una delle infezioni gastrointestinali più comuni nei Paesi industrializzati: la salmonellosi. La Salmonella si trova generalmente nell’intestino di uccelli e mammiferi sani.

I principali serbatoi d’infezione sono animali selvatici, domestici o da allevamento, come, ad esempio, polli, maiali, bovini, roditori, cani, gatti e pulcini. Questi eliminano con le feci la Salmonella nell’ambiente esterno, contaminando gli alimenti da essi derivati, i mangimi, uova e le acque.

La salmonellosi è considerata, quindi, una zoonosi, ossia un’infezione che può essere trasmessa dagli animali all’uomo. Per l’uomo, gli alimenti rappresentano una delle più importanti fonti di contagio. L’infezione da Salmonella è provocata da tre principali veicoli di trasmissione: alimenti, acqua e piccoli animali domestici; in tutti i casi, se uno di questi viene a contatto con le feci di un animale infetto, si contamina a sua volta.

La Salmonellosi si può contrarre anche per contatto, cioè toccando oggetti contaminati o animali infettati. La malattia si manifesta con un insieme di disturbi che possono avere potenza e importanza differenti a seconda dei casi.

Genera in linea di massima sintomi come: nausea, dolori addominali crampiformi, diarrea con feci liquide, frammiste a muco e, talvolta, a piccole quantità di sangue. Non si esclude la presenza di: febbre (38-39°C); vomito; dolori articolari e mal di testa. i sintomi della salmonellosi fanno la loro comparsa dopo circa 12-72 ore dall’ingestione del cibo contaminato o, comunque, dall’esposizione al batterio.

La salmonellosi si supera, in genere, nel giro di 4-7 giorni. La diagnosi di salmonellosi viene confermata mediante la coprocoltura (esame colturale delle feci). La principale misura terapeutica è rappresentata dal riposo e dall’abbondante assunzione di liquidi, utili per compensare l’acqua ed i sali persi con il vomito e la diarrea.

Molto adeguata risulta essere anche la somministrazione di fermenti lattici e probiotici per ricostituire una flora batterica ottimale. La terapia antibiotica è riservata soltanto ai soggetti anziani o immunodepressi.

Raffaella Lauretta

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