Lea Massari, talento del nostro cinema, ci ha lasciati. La sua eleganza discreta continua a raccontare una storia fuori dal tempo.
Lea Massari ci ha lasciati lunedì, in silenzio, proprio come ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. La notizia è arrivata solo dopo i funerali nella cattedrale di Sutri, seguiti dalla sepoltura nella cappella di famiglia.

Non era un’attrice da copertina a tutti i costi, e ha scelto di congedarsi dal mondo con la stessa discrezione che l’ha sempre contraddistinta.
Una vita lontana dai riflettori: Lea Massari e l’amore per gli animali
A 57 anni aveva già lasciato il mondo dello spettacolo, per dedicarsi ai suoi animali, un modo per ripagare, forse, quel senso di colpa che portava dentro per aver cacciato da giovane insieme al padre. Da allora aveva messo radici in Sardegna, con il marito Carlo Bianchini, fino al loro divorzio nel 2004 e un successivo ritorno nella campagna umbra, vicino Orvieto.

Anna Maria Massatani, questo il suo vero nome, era nata nel 1933 e aveva scelto “Lea” per onorare un fidanzato scomparso troppo presto. Una donna dal respiro europeo, con una carriera che l’aveva portata a Parigi, stimata da registi come Sautet, Deville, Malle e Clément. Con loro aveva lavorato in film entrati nella storia, recitando accanto a giganti del cinema francese come Belmondo, Trintignant, Montand.
Il legame con l’Italia e il rimpianto per Fellini
Fu il costumista Piero Gherardi a introdurla al cinema italiano, dove Lea brillò subito. Un rimpianto però se lo portava dietro: avrebbe voluto essere la moglie di Mastroianni in 8 e mezzo, ruolo che Fellini affidò ad Anouk Aimée. Eppure la sua forza restava intatta. Mario Monicelli per primo intuì la potenza del suo sguardo, facendola debuttare come ragazza sarda in Proibito. Da lì un crescendo, tra neorealismo, cronache d’Italia e capolavori come Una vita difficile di Dino Risi, dove fu la moglie dell’idealista Magnozzi interpretato da Alberto Sordi.
Presenza indimenticabile anche a teatro
La sua voce e la sua bellezza non convenzionale conquistarono pure il teatro. Dalla commedia americana Due in altalena con Arnoldo Foà al Rugantino di Garinei e Giovannini, fino al Cerchio di gesso del Caucaso di Brecht con la regia di Squarzina. Ogni volta seppe farsi ascoltare con discrezione, senza mai strafare.
Nel 1960 Antonioni la scelse per L’avventura, e anche se scompariva dopo mezz’ora di film, la sua assenza diventava un’ombra costante che pesava sulla storia. Una metafora perfetta di quello che Lea sapeva fare: farsi ricordare, anche quando non era più in scena.
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Tra televisione e ultimi saluti
Attivissima anche in tv, la Massari ha portato sullo schermo figure memorabili come Anna Karenina o la Monaca di Monza, e ha dato voce a personaggi tormentati e autentici. Ha chiuso la carriera con Viaggio d’amore e con Una donna spezzata di Simone de Beauvoir, per poi dedicarsi completamente agli animali e a una vita appartata.
Non era mondana né facile da etichettare, sempre in anticipo sui tempi, curiosa e coraggiosa. Con gli occhi felini che scavavano dentro, Lea Massari ha incarnato contraddizioni, passioni, desideri di libertà che hanno fatto di lei un’attrice unica. È andata via come aveva scelto di vivere: lontana dai riflettori, con la stessa eleganza silenziosa di chi sa che la vera arte non muore mai.