Animali al circo: pessime novità per chi crede che ogni vita valga

Un altro rinvio sul divieto agli animali nei circhi: si continua a rimandare una scelta che sarebbe solo civile.

Sembrava fatta e invece no, ancora una volta, il decreto che dovrebbe vietare l’uso di animali negli spettacoli circensi è stato rimandato. Non una semplice dimenticanza, ma una scelta vera e propria. Il Governo ha infatti deciso di posticipare tutto al 2026, approvando un disegno di legge che sposta in avanti i tempi, come se la sofferenza potesse aspettare.

elefante al circo
Animali al circo: pessime novità per chi crede che ogni vita valga – amoreaquattrozampe.it

Siamo nel 2025, eppure ci tocca ancora vedere cammelli, leoni, elefanti e serpenti usati come attrazioni da palcoscenico. Animali selvatici chiusi in gabbie, privati della loro natura, piegati all’intrattenimento umano. Uno spettacolo che fa male solo a guardarci dentro.

Animali al circo: promesse mai mantenute e cittadini ignorati

Nel luglio 2022, il Codice dello Spettacolo era stato approvato con l’obiettivo di mettere finalmente fine a questo tipo di sfruttamento. Da allora, tra parole rassicuranti e interrogazioni parlamentari, sono passati mesi, anni, rinvii su rinvii. E intanto, niente cambia. Ministri che si alternano, promesse che suonano bene nei discorsi ufficiali ma che poi si dissolvono nel nulla.

leone marino al circo
Animali al circo: promesse mai mantenute e cittadini ignorati – amoreaquattrozampe.it

Questa volta, il Governo ha fatto un passo ancora più evidente: ha presentato un nuovo disegno di legge per posticipare ufficialmente il divieto al 31 dicembre 2026. E lo ha fatto con largo anticipo, quando ancora mancava più di un anno alla scadenza prevista. Segno che la volontà di agire, forse, non c’è mai stata davvero.

Animali al circo: la sofferenza che nessuno vuole vedere

Eppure le voci contrarie sono tante, da anni. Non solo quelle delle associazioni animaliste, come la LAV che ha raccolto 240 mila firme per dire basta a tutto questo. Ma anche i veterinari, gli enti pubblici, i consigli regionali e comunali che da tempo si sono schierati per una forma di spettacolo più etica, più rispettosa. Persino la legge ha fatto un passo avanti, riconoscendo finalmente gli animali come soggetti di diritto. Ma a cosa serve cambiare le parole nei codici se poi i fatti restano sempre gli stessi?

Il problema è culturale. Cani e gatti vengono protetti, accuditi, amati come membri della famiglia. Ma se l’animale è un ippopotamo, una tigre o un elefante, allora vale meno. È qui che si crea la frattura. Animali di serie A e animali di serie B. Alcuni intoccabili, altri sfruttabili.

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Intanto si continua a fare salti mortali, ma non nei tendoni: nei palazzi del potere. Parole, promesse, rinvii. Si resta fermi quando si tratta di prendere posizione vera, netta, definitiva. Intanto, più di duemila animali restano prigionieri in gabbie mobili, costretti a vivere una vita che non ha nulla di naturale.

E allora la domanda è: quanto ancora dovranno aspettare? Chi ha il potere di cambiare davvero le cose, riuscirà prima o poi ad ascoltare quella parte di Paese che ha capito che il rispetto degli animali non è un dettaglio, ma una questione di civiltà?

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