Birba e Olivia possono tornare a casa: il virus non è più letale

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By Davide

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Birba e Olivia, una cagnolina e una gattina, possono tornare a casa dalla propria padrona: il virus non è più letale per loro.

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La cagnolina Birba al canile di Arezzo (Fonte Facebook)

Di questi meglio non parlare di virus. O meglio: parlarne sì, ma con moderazione, ponderatezza e senso del dovere. Tutti noi ci stiamo svegliando (alcuni dicono che ci vorrà ancora molto tempo) da un lungo sogno, o meglio, incubo. Questo incubo ha un nome, ma non un cognome: coronavirus, il famoso Covid-19. Mesi intensi, mesi strani, mesi di lotta. Un po’ per tutti: animali e esseri umani compresi, insieme, chiusi nelle case e da poco di nuovo in libertà.

C’è da dire una cosa: coloro che avevano un cane dentro casa, hanno potuto usufruire della famosa passeggiatina sotto casa per permettere loro di fare qualche bisogno ogni tanto. Insomma: mesi e forse anni duri quelli che aspettano. Ma non sempre è così. Non sempre è così sta a significare che, negli anni addietro, sono stati altri i virus scoperti in ambito mondiale. Soprattutto nel “regno animale”. Virus che sono regolati, per permettere una giusta guarigione, dalla famosa quarantena, che, per molti, fino a poco tempo fa era “un ospite sconosciuto”. Uno di questi è il Lyssavirus. Un virus a singolo filamento negativo di RNA. E le protagoniste di oggi, Birba e Olivia, hanno avuto problemi proprio con quest’ultimo. Ora è intervenuta la proprietaria.

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La proprietaria di Birba e Olivia le rivuole a casa: la quarantena può proseguire nelle mura “amiche”

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La gattina Olivia al canile di Arezzo (Fonte Facebook)

Non è mai bello quando i nostri amici a quattro zampe devono abbandonare, seppur temporaneamente, le loro e le nostre abitazioni. Con la salute non si scherza, mai. Però, quando arriva un problema inerente alla materia in questione, che ci colpisce direttamente da vicino, le parole lasciano il tempo che trovano: tutto diventa più complicato e si rischia di andare nel pallone.

Nel pallone, per problemi affettivi, è andata sicuramente Elisabetta Di Benedetto. Una signora che da tempo non ha più dentro casa le sue due amiche: Birba e Olivia, rispettivamente una cagnolina e una gattina. Pochi mesi fa un’altra gatta, che viveva con lei ad Arezzo, è morta dopo aver contratto il virus sopracitato: il Lyssavirus. Probabilmente arrivato dal morso di un pipistrello. Da lì è scattata la quarantena forzata degli animali in questione nella Asl Toscana Sud Est. Un ricovero “forzato” durato parecchi mesi: tre per la precisione.

Tre mesi passati sotto stressa osservazione nel canile di Arezzo. Un posto che le ha coccolate e le ha fatte sentire a casa fin dal primo istante. La quarantena, dopo questo tipo di infezioni, deve durare ben sei mesi. Allo scadere del terzo, però, gli animali non danno alcun cenno di cedimento o altro tipo di stress che potrebbe condurre ad una diagnosi da virus. Così la signora ha fatto un appello affinché le sue due amiche a quattro zampe possano tornare a casa e proseguire la quarantena con lei tra le mura amiche: “Gli animali, comunque, non era stati morsi dalla gattina morta che probabilmente aveva contratto il virus – spiega la signora Di Benedetto – in questi tre mesi al canile non hanno palesato nessun sintomo da virus, chiedo dunque di poterle riavere a casa con me”.

Il Lyssavirus torna a far parlar di sé dopo la vicenda dei sette cani che avevano contratto, in tempi passati, lo stesso virus. Quattro dei quali, poi, rilasciati sotto stretta sorveglianza

 

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