Chieti, l’ordinanza del sindaco vieta di dare il cibo agli animali randagi

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By Davide

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A Chieti, esattamente nel comune di Rocca San Giovanni, il sindaco, tramite un’ordinanza, vieta di dare il cibo agli animali randagi. Insorgono gli animalisti.

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Gatti randagi nelle strade italiane (Fonte Facebook)

Spesso, all’interno delle istituzioni, si assistano a veri e propri dibattiti su cosa si può o cosa non si può fare apportare miglioramenti all’interno del territorio di una città, di un paese o di un piccolo comune. Un territorio che, spesso e volentieri, viene “occupato” anche dai nostri amici a quattro zampe.

Finché si tratta di “animali privati”, e cioè facenti riferimento a un determinato padrone o padrona, i problemi sembrano poter essere marginali. Il discorso cambia quando entrano in gioco coloro che, in gergo, vengono chiamati animali randagi. Da altri, invece, definiti come semplici amanti della libertà. Coloro che un padrone o una padrona proprio non la vogliono avere. E, forse, non gli si può dare nemmeno torto.

La storia di oggi ripercorre un binario che spesso è tornato alla cronaca: il trattamento da parte delle istituzioni sugli animali randagi. Su come esaminarli lungo il territorio, sul perché proteggerli invece che sfruttarli (potremmo dire anche giustamente) e sulla vicenda inerente al cibo. A proposito di cibo: il sindaco di Rocca San Giovanni, un comune in provincia di Chieti, ha firmato un’ordinanza che non ha lasciato assolutamente contenti molti attivisti della Regione Abruzzo.

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Cibo agli animali randagi: scontro tra il sindaco e gli animalisti per una precisa ordinanza

razze di gatti più tranquilli
Gatto sdraiato su un legno (Foto Pixabay)

Come detto in precedenza, il luogo dello “scandalo” è un piccolissimo comune della provincia di Chieti, in Abruzzo, con poco più di 2.000 anime: Rocca San Giovanni. Meglio precisare: non tanto il luogo, quanto un cittadino, il primo: Giovanni Di Rito, sindaco del paese in questione. Quest’ultimo ha vietato, tramite un’ordinanza, di dar da mangiare agli animali selvatici, randagi, insomma a coloro che ne se vanno in giro per il paese senza “padrone”.

La decisione, molto contestata dagli animalisti, è arrivata perché, a detto del primo cittadino, sono state trovate delle pulci su di un gatto randagio. Dopo il fatto il sindaco ha specificato che: “Per evitare che le pulci infestano altri animali e, di conseguenza, le abitazioni, vietiamo di dare il cibo agli animali randagi”. Provvedimento che, da subito, ha fatto scattare la protesta, molto agguerrita, degli stessi animalisti.

Nel documento viene spiegato in modo dettagliato come sono già state adottare operazioni di disinfestazione private, all’interno e all’esterno delle abitazioni. Non solo: interessate anche alcune aree pubbliche, quelle che per il momento potevano essere disinfettate. Il fascicolo, ovviamente, contiene anche la durata di tale manovra. Un periodo molto lungo: 90 giorni a partire dalla scorso 4 settembre, con un testo che, a seguito della data, recita testuali parole: “Per una durata di 90 giorni, a partire dal 4 settembre, ai cittadini è vietato di alimentare i gatti vaganti con cibo di varia natura, anche facenti parte di colonie feline regolarmente censite dal Servizio Veterinario (U.O.C) di Sanità Animale – Asl Lanciano Vasto Chieti”.

Gli animalisti. La dura decisione del sindaco, che a detta sua è stata messa in campo per salvaguardare la salute di tutti, non è stata recepita nei migliori dei modi dagli Animalisti volontari di Pescara. Anzi: non è proprio piaciuto il modo con il quale è stato giustificato l’atto tanto da ritenere illegale l’ordinanza nel seguente post Facebook.

Per fortuna nei comuni dell’Abruzzo non accadono solamente queste cose, ma c’è chi dona i propri soldi per salvare i cuccioli dai canili, come Peppino, bambino di dodici anni che ha devoluto i suoi risparmi al canile di Vasto.

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