La causa del mal di denti è da ricondurre a una specie vissuta 500 milioni di anni fa: lo studio svela di che cosa si tratta

La causa del mal di denti negli esseri umani è da ricondurre a una specie vissuta 500 milioni di anni fa: lo studio svela importanti informazioni su questo fatto curioso.

antico pesce responsabile del mal di denti
La causa del mal di denti è da ricondurre a una specie vissuta 500 milioni di anni fa (Foto Canva – amoreaquattrozampe.it))

Nella maggior parte dei casi, le risposte ad alcune domande del presente risiedono nel passato. E questo è proprio il caso del dolore ai denti negli esseri umani. Può sembrare sorprendente, ma se questa parte del corpo umano è sensibile la ragione è da ricondurre a un pesce vissuto quasi 500 milioni di anni fa. A rendere evidente questo particolare collegamento è uno studio scientifico da poco pubblicato che permette di fare luce sulla questione.

Le origini dei denti degli esseri umani e il loro collegamento con i pesci vissuti milioni di anni fa

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature e condotto da Yara Haridy, ricercatrice dell’Università di Chicago, il dolore ai denti negli esseri umani è da ricondurre a un pesce vissuto milioni di anni fa. Secondo i dati pubblicati, i primi denti si sarebbero evoluti non per svolgere la funzione che hanno oggi, quindi per mordere o masticare, ma per “sentire” l’ambiente circostante. La sensibilità dei denti delle specie vissute milioni di anni fa era legata alla sopravvivenza delle specie stesse. Quelli che oggi vengono chiamati “denti” nel passato erano qualcosa di abbastanza diverso sia nella funzione che nella collocazione, dal momento che si trovavano sparsi sulla pelle come dei piccoli “sensori”.

Uno squalo bambù ai raggi X. Anche questi pesci hanno dentelli dermici simili a denti. Immagine di Yara Haridy
Uno squalo bambù ai raggi X. Anche questi pesci hanno dentelli dermici simili a denti (Immagine di Yara Haridy – amoreaquattrozampe.it)

I denti si sono evoluti dunque per percepire l’ambiente e non per masticare. Si trattava di “sensori” presenti sulla pelle dei primi pesci vissuti centinaia di milioni di anni fa come la specie Eriptychius. Nel corso dell’evoluzione, i denti hanno cambiato collocazione e funzione, ma non hanno perso la loro sensibilità. Per moltissimi decenni gli scienziati si sono interrogati sull’origine esatta dei denti senza riuscire a comprendere bene la loro storia. Anche per questo motivo assume grande importanza la ricerca da poco pubblicata, dal momento che permette di fare luce sull’origine evolutiva dei denti tornando indietro di mezzo miliardo di anni.

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Cinquecento milioni di anni fa negli oceani del Cambriano nuotavano specie di animali corazzati e privi di mascelle, tra cui un piccolo animale chiamato Anatolepis. Per lungo tempo considerato il primo pesce della storia, questo invertebrato si caratterizzava per un esoscheletro rigido, cosparso di strutture simili a denti chiamate odontodi, che si pensava contenessero dentina, la stessa sostanza che oggi rende sensibili i denti umani.

Scansione ai raggi X di una razza, in cui si vedono i dentelli dermici simili a denti. Immagine di Yara Haridy
Scansione ai raggi X di una razza, in cui si vedono i dentelli dermici simili a denti (Immagine di Yara Haridy – amoreaquattrozampe.it)

Partendo da queste informazioni, l’autrice dello studio pubblicato,Yara Haridy, ha riesaminato i fossili microscopici dei pesci attraverso scansioni dettagliate ai raggi X. La ricercatrice ha scoperto che le strutture di Anatolepis assomigliavano molto di più ai sensilli (ovvero le antenne con i recettori sensoriali degli insetti), ma anche ai “peli” degli artropodi. Quei “denti” avevano quindi un legame con gli organi sensoriali che da sempre permettono a insetti, crostacei e aracnidi di percepire vibrazioni, temperatura e odori.

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Da queste evidenze è risultato che la specie Anatolepis non è classificabile tra i pesci, ma si tratta di un invertebrato. Quelli di questa specie non erano quindi gli “antenati” dei denti umani, ma organi sensoriali necessari per orientarsi nelle acque torbide degli oceani. Il primo possessore di denti veri e propri è ora stato individuato nel pesce della specie Eriptychius, un vertebrato dell’Ordoviciano vissuto circa 465 milioni di anni fa. Sul suo corpo, gli scienziati hanno trovato odontodi dotati di vera dentina, strutture dure e nervose capaci di percepire stimoli dall’ambiente circostante.

Rappresentazione artistica del primo vertebrato privo di mandibole, Astraspis, attaccato da uno scorpione marino Megalograptus. Illustrazione di Brian Engh
Rappresentazione artistica del primo vertebrato privo di mandibole, Astraspis, attaccato da uno scorpione marino Megalograptus (Illustrazione di Brian Engh – amoreaquattrozampe.it)

Ma non solo i pesci vissuti milioni di anni fa si caratterizzano per questi “denti” particolari. Oggi specie come squali, razze e pesci gatto hanno odontodi sulla pelle: minuscoli denti esterni che non servono per masticare, ma sono collegati a numerose terminazioni nervose. Gli stessi “denti sulla pelle” altamente sensibili dei loro antenati. Secondo Yara Haridy sarebbero stati alcuni pesci “primitivi” a sviluppare le prime mascelle, portando nel corso degli anni a uno spostamento dei denti nella bocca alla comparsa dei primi vertebrati dotati di mascelle.

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Questa caratteristica è diventata nel corso evolutivo un tratto trasmissibile perché permetteva ai pesci che ne erano dotati di avere più vantaggi sugli animali con mascella ma senza denti sensibili. I denti permettevano di afferrare meglio le prede, sentirne il movimento, avvertire pressioni e vibrazioni. Per questo motivo, gli odontodi si sono nel tempo “spostati” definitivamente nella cavità orale, dove si sono ulteriormente specializzati e hanno assunto il ruolo fondamentale per la masticazione.

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L’antica funzione sensoriale non si è però persa. Ed è proprio per questo motivo che gli esseri umani provano dolore ai denti, sensibili agli sbalzi di temperatura o alle ferite come le carie. La responsabilità di questa situazione è da attribuire quindi alla specie Eriptychius, quando i denti non servivano per masticare ma per sopravvivere nei mari primordiali e ostili. (di Elisabetta Guglielmi)

 

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