Emodialisi nel gatto: quando farla? Possibili rischi per il nostro Micio

Foto dell'autore

By Stefano

Salute dei Gatti

Se i reni del nostro gatto non vogliono funzionare potrebbe dover fare l’emodialisi. Che cos’è e quali rischi ci sono per Micio?

Emodialisi gatto
(Foto da Pixabay)

Sappiamo che il gatto facilmente è soggetto a problemi renali, soprattutto quando la sua alimentazione non è giusta ed equilibrata. Qualora dovesse arrivare ad avere un’insufficienza renale grave, potrebbe aver bisogno di una emodialisi. Ma che cos’è e per quali condizioni di salute del gatto va fatta? Bisogna sapere che potrebbero esserci comunque dei rischi per Micio.

Emodialisi nel gatto

L’emodialisi è un trattamento terapeutico che il veterinario sceglie qualora quello farmacologico non bastasse più a curare il nostro gatto. Ma quando?

gatto veterinario
(Foto da Adobe Stock)

Il rene è il filtro dell’organismo: dal plasma del sangue vengono filtrate sostanze di scarto che poi andranno eliminate con l’urina:

  • Prodotti dal metabolismo di farmaci;
  • Prodotti dal metabolismo di ormoni;
  • Scarti di emoglobina degradata;
  • Urea;
  • Urati;
  • Creatinina.

La filtrazione effettuata dai reni è un meccanismo complesso che permette al gatto di trattenere le sostanze nutritive ed eliminare quelle che, accumulandosi, potrebbero causargli intossicazione.

Ci sono delle condizioni, però, che non permettono ai reni nel gatto di purificare il sangue come:

  • Accumulo dannoso di potassio plasmatico;
  • Accumulo dannoso di sodio plasmatico;
  • Infezioni da leptospirosi;
  • Avvelenamento da farmaci per sovradosaggio;
  • Intossicazioni alimentari come l’intossicazione da uva;
  • Avvelenamento da morso di vipera;
  • Edema polmonare;
  • Squilibrio acido base;
  • Iperazotemia;
  • Insufficienza renale severa.

In questi casi il gatto arriva non solo a sentire dolori allucinanti ma a non riuscire a fare per nulla la pipì: questo significa che non vi è stata filtrazione sanguigna da parte del rene e, di conseguenza, si verifica accumulo di tutti i cataboliti non eliminati con le urine.

Arrivato a questo punto il gatto rischia la vita: i valori della sua azotemia superano i 100mg/dl e la creatinina i 10 mg/dl e se non rispondesse alla terapia farmacologica nell’arco della giornata sarebbe vitale optare per l’emodialisi.

Nell’emodialisi al gatto viene applicato un catetere, permanente o temporaneo, nella vena giugulare, così da collegare l’animale ad un macchinario: è il dializzatore, infatti, che si sostituisce al rene facendone le veci.

Potrebbe interessarti anche: I sintomi di avvelenamento nel gatto: come comportarsi

Consigli utili

Come tutti i trattamenti anche quello dell’emodialisi potrebbe comportare rischi per il gatto. Tuttavia in clinica sarà ben seguito ed il medico interverrebbe qualora si verificassero complicazioni.

gatto malato
(Foto da AdobeStock)

La scelta di sostituire la funzione renale con un macchinario è quella che, in ultimo, il veterinario è costretto a prendere: un’insufficienza renale acuta nel gatto spesso arriva ad un punto in cui non risponde più alla terapia con i farmaci.

Non è detto che deve essere una terapia che micio debba fare a vita: se a causarla è stata un’infezione, l’emodialisi può risultare utile solo per il tempo necessario a che la malattia si risolva.

Ad ogni modo un gatto dializzato va tenuto sotto controllo costante del veterinario: occorre ripetere spesso gli esami del sangue nonché valutare il colore delle urine nel gatto; la terapia dev’essere graduale e non comportare una risposta negativa nel Micio.

Molto importante è controllare che il sangue non coaguli durante l’emodialisi, che scorra bene ed alla giusta velocità: a volte potrebbe essere necessario l’utilizzo di anticoagulante per evitare che il sangue si agglutini.

Se si verificano situazioni di ansia e stress nel gatto, soprattutto durante l’inserimento del catetere nella vena del collo, il medico potrebbe decidere di fare una piccola anestesia che aiuti l’animale a tranquillizzarsi evitando il rischio di farsi del male.

Se i problemi renali fossero stati presi in tempo, magari il rene del gatto potrebbe tornare a funzionare entro pochi giorni ed il tutto sarebbe stato solo un brutto sogno.

Qualora, invece, il danno all’organo fosse irreversibile, la scelta dell’emodialisi sarebbe obbligata perché l’unico salvavita per Micio. Oggi un animale dializzato a vita può vivere benissimo, soprattutto perché sempre controllato.

Le condizioni di salute complessive del gatto, infatti, incidono sia sulla durata del trattamento che sulla sua riuscita: un corpo ben nutrito risponde di certo all’emodialisi rispetto ad uno malnutrito o anoressico.

Ovviamente un macchinario non è un organo: molti organismi cellulari nel rene non possono essere presenti in una macchina: ne risulta un rischio di anemia per il gatto soprattutto se il suo peso è di pochi chili.

Potrebbe interessarti anche: Leptospirosi nei gatti: sintomi, trattamento e prevenzione

A questo punto al trattamento con emodialisi va aggiunto anche quello che stimoli la produzione di globuli rossi: se non bastasse o non funzionasse va fatta anche una trasfusione di sangue al gatto.

Non può non incidere una corretta alimentazione per un gatto dializzato: l’accumulo di composti azotati nel sangue comporta anoressia nel gatto, con conseguente vomito. È per stimolare il gatto anoressico a mangiare che a volte si effettua insieme alla dialisi una nutrizione parenterale.

È molto stressante per Micio tutto ciò; è il momento in cui ha più bisogno di noi, del nostro amore e di un ambiente tranquillo: se ci mostrassimo ansiosi il gatto si stresserebbe peggiorando solo la riuscita della terapia.

S. A.

Impostazioni privacy