Stop alla carne di cane, finalmente è arrivata la decisione da parte della Corea del Sud di smantellare gli allevamenti dell’orrore.

Il governo della Corea del Sud ha deciso di mettere al bando il commercio di carne di cane entro il 2027. Al fine di smantellare gli allevamenti, già i primi negozi e ristoranti stanno chiudendo. Tra questi anche un locale che da 40 anni alleva cani da destinare al macello. Da decenni, il proprietario del ristorante, il signor Yu, gestiva l’allevamento degli orrori, tenendo gli animali in condizioni inumane, in una prigionia fatta solo di sofferenze. Anche quando ha ceduto l’attività di ristorazione, l’uomo ha continuato quella di allevamento, diventando il fornitore di vari ristoranti e mercati.
La decisione della Corea del Sud di vietare il commercio della carne di cane
L’allevamento del ristoratore Yu è stato già chiuso dopo violazioni della legge sulla protezione degli animali rilevate dalle autorità di Cheongju. Molti venditori stanno chiudendo le loro attività. Per fortuna, la sensibilità sta infatti cambiando anche in Estremo Oriente, tanto che sono sempre di più le persone che scelgono di prendere cani come animali d’affezione. In quest’ottica si pone il forte calo del commercio e della vendita di carne di questi animali. Entro il 2027, in Corea del Sud è attesa la definitiva messa al bando, che comporterà la chiusura dei circa 1.500 allevamenti che ancora si stima esistano nel Paese.

I 67 cani ancora in vita del signor Yu verranno salvati e trasferiti negli Stati Uniti per trovare famiglie adottive. Le autorità hanno infatti affidato a Humane World for Animals, da tempo impegnata in campagne per porre fine al commercio di carne di cane, il compito di occuparsi dei quattro zampe. A sostenere l’organizzazione anche la star Daniel Henney, protagonista della serie «La ruota del tempo». L’attore, già nel 2017 aveva partecipato a una campagna pubblicitaria nella metropolitana di Seul, che aveva come protagonista un cane un tempo allevato per la produzione di carne. Tre anni dopo, nel 2020, quel cane, Juliette, una golden retriever salvata dal macello grazie all’intervento dell’organizzazione, è stato adottato proprio da Henney.
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Il programma «Models for Change» di Humane World for Animals, lanciato nel 2015, ha collaborato con diversi allevatori per chiudere definitivamente 18 allevamenti e salvare oltre 2.700 cani. Henney ha partecipato anche all’ultimo salvataggio dei cani, raccontando: «Da grande amante dei cani, e papà umano di una sopravvissuta a un allevamento per la produzione di carne, è stato estremamente difficile assistere alla sofferenza di questi animali che hanno già sopportato così tanto». L’attore ha aggiunto che in Corea del Sud «sta cominciando una nuova era, in cui i cani sono visti come amici, non come cibo, e questo mi riempie di gioia».

I primi 50 cani salvati dall’allevamento sono già arrivati presso il centro di accoglienza di Humane World for Animals nel Maryland, negli Stati Uniti. Qui gli animali verranno curati e seguiti in un percorso di riabilitazione prima di essere affidati a rifugi per l’adozione. Devono ancora essere trasferiti gli altri 17 cani dell’allevamento: si tratta di madri con i cuccioli ancora troppo piccoli per viaggiare. Al momento si trovano in un rifugio vicino a Cheongju e verranno fatti arrivare negli Usa non appena saranno abbastanza grandi.
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Secondo le statistiche ufficiali, circa il 40% degli allevamenti di cani destinati alla produzione di carne in Corea del Sud ha già chiuso nell’ultimo anno, dopo l’approvazione nel gennaio 2024 della Legge Speciale. Il ministero dell’Agricoltura prevede che questa percentuale salirà al 60% entro la fine dell’anno. Molti allevatori stanno convertendo i locali a nuove attività, per le quali il governo offre un sostegno economico.

Sangkyung Lee, responsabile della campagna di Hwa in Corea del Sud, commenta la decisione del governo sottolineando la loro gioia: «Dopo tanti anni e tanti salvataggi per la prima volta sappiamo che finalmente queste terribili sofferenze saranno relegate ai libri di storia. È una sensazione straordinaria. Mentre la legge sta smantellando con successo l’industria della carne di cane, siamo entusiasti di poter offrire un futuro felice ai cani salvati da questo allevamento. Ad attenderli ci sono solo cucce morbide, pance piene e tanto amore».
Il commercio di carne di cane in Corea del Sud
Purtroppo, la Corea, come il Vietnam, è uno dei principali epicentri del commercio di carne di cane in Asia, un’industria che alimenta la diffusione di malattie come la rabbia. Le autorità, insieme a Humane Society, stanno implementando programmi per eliminare il commercio e educare la popolazione sui rischi connessi. Il 64% dei vietnamiti supporta un divieto al consumo di carne di cane, segno di un cambiamento culturale in atto. Con progetti come Models for Change, il Paese spera di garantire un futuro più sicuro per animali e cittadini. La chiusura dei locali rappresenta un passo avanti per i diritti degli animali e un segnale di cambiamento per l’intera società.
Questi episodi alimentano la speranza che sempre più persone scelgano di abbandonare pratiche crudeli, aprendo la strada a un futuro in cui il rispetto per gli animali sia una priorità globale. Chi vive con gli animali sa benissimo quanto siano esseri senzienti. Proprio in virtù di tale assunto, diversi Paesi del mondo stanno apportando modifiche ai loro codici civili per riconoscere agli animali maggiori diritti legali e non considerarli più solo come “res” (come oggetti immateriali).
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Come riconosciuto dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane, «chiunque abbia avuto modo di interagire con un animale di qualsiasi specie, o abbia avuto occasione anche solo di incrociare un suo sguardo, sa benissimo che queste creature provano esattamente le stesse sensazioni che proviamo tutti noi: paura, felicità, amore, sofferenza». Questi stessi sentimenti sono comuni a tutti gli animali e soprattutto ai mammiferi. Mucche, pecore, cani, gatti, ogni specie vivente dovrebbe vedere rispettati i propri diritti e non essere considerata alla stregua di merce. (di Elisabetta Guglielmi)